11 May 2022

Cedolare secca sugli affitti

La cedolare secca è uno specifico regime di tassazione inserito dallo Stato per tassare i redditi di locazione. Si tratta di una tassa forfettaria che sostituisce la tassazione ordinaria basata sugli scaglioni IRPEF. Ecco dunque come funziona per il 2022.

Cedolare secca 2022

Anche per l’anno 2022 è possibile applicare ai contratti di affitto la tassazione definita a cedolare secca, beneficiando di un’imposta fissa in luogo alle aliquote ordinarie IRPEF.

La cedolare secca sostituisce l’IRPEF, e chi sceglie di richiederlo è esonerato anche dalla tassa di iscrizione e dall’imposta di bollo, oltre agli IRPEF aggiuntivi regionali e comunali.

A disciplinare la cedolare secca è il DL del 14 marzo 2011 n.23 con il quale è stato istituito il regime di tassazione sostitutivo del reddito fondiario derivante dalla locazione di immobili.

Le aliquote della cedolare secca sono due:

  • una relativa a una tassazione del 21% sui contratti d’affitto a canone libero di immobili locativi a fini abitativi;
  • un’altra ridotta al 10% per i contratti di affitto a canone concordato.

Con questa misura non è necessario pagare alcuna imposta di bollo o registro. Il nuovo regime fiscale deve essere attivato secondo la predisposizione del modello RLI, nel quale devono essere contrassegnate specifiche opzioni in fase di registrazione del contratto. È anche possibile apportare modifiche al tuo sistema in caso di ritardi dopo il 2021.

Cedolare secca 21% e 10%

La cedolare secca del 21% è indubbiamente quella che si applica maggiormente da chi affitta un immobile e non prevede requisiti particolari. Possono accedervi tutte le persone fisiche che posseggono la proprietà di un immobile.

Il regime è applicabile alle categorie catastali comprese tra A1 e A11.

La cedolare secca al 10%, invece, è un canone concordato che permette di pagare un’imposta del 10% sul reddito derivante dalla locazione di un immobile. Si attiva in possesso di requisiti particolari, rispetto alla cedolare secca 21%. Questa si applica, infatti, a immobili con una destinazione d’uso abitativa appartenente alle categoria A e A11, fatta eccezione per gli appartamenti uso ufficio. L’affittuario deve, dunque, essere sempre un privato e non può essere adottato da chi affitta a imprese o lavoratori autonomi.

Il contratto di cedolare secca del 10% può essere infine, di tre tipologie:

  • Tre anni che possono essere estesi a cinque anni: questo è un 3+2 per le famiglie. Scaduto il triennio di base, il contratto di locazione può essere prorogato per altri due anni, il rinnovo è di default. Come già accennato, i tagliandi secchi sono soggetti ad accordi territoriali, in alcune città come Torino la durata dell’accordo può essere più lunga;
  • La durata dell’affitto dell’appartamento è da un minimo di sei mesi ad un massimo di tre anni, è una convenzione che può essere stipulata con studenti universitari;
  • Infine, è un’opzione anche per i contratti transitori: la durata minima è di 1 mese e quella massima di 18 mesi.

Come cambia l’affitto

Affittare con cedolare secca garantisce la sicurezza di un canone fisso, che non sarà sottoposto alle variazioni del mercato.

È sempre revocabile, il locatore, infatti, può decidere di revocare l’opzione per l’anno successivo a quello in cui si è applicato il regime concordato al 10%. In questo caso è garantito il diritto di revoca sino a 30 giorni prima della scadenza dell’annualità in cui la cedolare è in corso.

Ricordiamo che l’opzione di cedolare secca al 10% è applicabile in caso il cui il Comune ove è ubicato l’immobile sia:

  • un Comune ad alta intensità abitativa;
  • uno in cui, nei cinque anni che precedono la data del 28 maggio 2014, sia stato dichiarato lo stato di emergenza;
  • un Comune, anche privo della caratteristiche di alta densità abitativa, tuttavia colpito da eventi eccezionali.

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